Marina di Teulada Verified
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- Trattamento acque grigie
Nella parte più estrema della penisola flegrea sorge la collina denominata Monte Procida. Separata dall’isola di Procida dall’omonimo canale, offre ai visitatori un panorama mozzafiato, che permette di abbracciare con lo sguardo le isole dell’arcipelago napoletano e l’imponente vulcano Vesuvio. Su questa collina insiste il pittoresco Comune di Monte di Procida, un tempo conosciuto come Monte Miseno, con una storia antica che ricorda il periodo greco romano, quando la zona si attestava come un fondamentale snodo strategico per i traffici del tirreno.
Malgrado ci siano testimonianze di insediamenti nella zona risalenti al neolitico medio-superiore, le origini del comune possono essere fatte risalire all’epoca romana, quando questa zona costiera faceva parte dell’Impero Romano. Nel corso dei secoli successivi, la sua posizione strategica lungo le rotte marittime contribuì alla sua crescita come centro commerciale e di scambio, ma all’incirca alla metà dell’800 d.C. venne distrutta dai pirati Saraceni e gli abitanti fuggirono abbandonando l’area. Durante il Medioevo, Monte di Procida fu coinvolta nelle lotte tra vari signori feudali e famiglie nobili, sperimentando periodi di prosperità e di difficoltà.
Con l’arrivo del Rinascimento, Monte di Procida conobbe una nuova fase di sviluppo culturale e artistico. Le opere d’arte e le strutture architettoniche di quell’epoca ancora oggi testimoniano l’influenza di grandi artisti dell’poca. Tuttavia, la città non fu immune dalle turbolenze politiche dell’Italia unita nel XIX secolo, e fu coinvolta nei movimenti nazionalisti e nelle dinamiche di cambiamento.
Nel corso del XX secolo, Monte di Procida subì le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, con danni e distruzioni causate dagli scontri bellici. Molti montesi ricordano, in particolare, il terribile bombardamento portato a termine dall’aviazione inglese e canadese la notte del 23 agosto del 1943 nel corso della quale molti cittadini del Comune persero la vita. Ma la comunità si rialzò con determinazione, impegnandosi nella ricostruzione e nel rinnovamento.
Negli ultimi decenni Monte di Procida ha continuato a evolversi, cercando di bilanciare la conservazione del suo patrimonio storico con l’adozione di nuove tecnologie e pratiche sostenibili. Il turismo è divenuto un aspetto importante, grazie alle sue affascinanti spiagge e al paesaggio costiero mozzafiato.
Numerosissime sono le vestigie del glorioso passato della città, tra cui si consiglia di visitare:
1) Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo – luogo di culto della patrona della città, celebrata il 15 di agosto, se ne sconosce la data di fondazione. All’interno è conservata una statua in terracotta della Madonna Assunta in Cielo, ritenuta miracolosa;
2) Necropoli Romana di Cappella – si trova nell’omonima frazione, sita alle pendici del Monte di Procida raccoglie i sepolcri dei marinai e degli abitanti di Misenum e Bacoli. In parte diventata un sito archeologico, è visitabile su prenotazione;
3) Centro Storico – estremamente caratteristico vanta numerose terrazze con affacci mozzafiato, tra cui si segnala quello conosciuto come belvedere Stupor Mundi;
Nella frazione Acquamorta del Comune di Monte di Procida, proprio in una deliziosa insenatura riparata dai venti e dalle mareggiate, si trova il Porto di questo fantastico Comune. Il nome della frazione si ritiene che sia da ricondurre alle sue placide acque anche se esiste una affascinante, romantica e malinconica leggenda che racconta l’origine del nome di Acquamorta.
La storia narra di un nobile signore del posto, di nome Cosimo, ricco possidente terriero, che viveva con la propria figlia di nome Acqua. Un giorno la ragazza, grande amante del mare, si tuffò in acqua e si spinse troppo al largo, rischiando così di annegare. Travolta dalle onde, perse i sensi e, quando si svegliò, era su una piccola barchetta di un pescatore procidano di nome Giosuè. Questo, infatti, accortosi di quello che stava succedendo, aveva tratto in salvo la fanciulla, riuscendo ad issarla sulla su barca malgrado il mare in tempesta.
I due si amarono da subito e scoprirono di avere in comune l’enorme passione per il mare. Tutti i giorni che Giosuè andava a pescare, Acqua si sedeva in riva al mare ad aspettare il ritorno del suo amato. Un brutto giorno, tuttavia, la barchetta non giunse alla spiaggia e, secondo il racconto, la fanciulla, dopo diversi giorni di attesa, si avviò tra le acque del mare e non fece più ritorno. Da quel momento la spiaggia, cominciò ad essere chiamata dagli abitanti Acquamorta.
Proprio in questo romantico tratto di mare, protetto da una lunga diga foranea a gomito di sopraflutto, e da una di sottoflutto in gran parte banchinata, troviamo il la Marina di Torrefumo, porto turistico di Acquamorta.
All’interno della struttura portuale, rimodernata ed implementata nell’estate 2023 di ben 220 nuovi posti barca, grazie all’istallazione di circa 430 metri di moderni pontili galleggianti ed all’istallazione di ulteriori corpi morti, possono ora trovare ospitalità circa 770 imbarcazione trai 7 ed i 20 metri.
Si segnala che nell’accedere alla struttura portuale è bene prestare attenzione ai possibili venti di scirocco.
Nell’avvicinarsi al porticciolo è necessario prestare attenzione ad una secca posta davanti al molo posto a protezione della darsena.
Parlando del Porto di Acquamorta ci piace ricordare che al suo interno sono presenti alcuni gozzi flegreo-napoletano a remi e a vela latina. Una imbarcazione tipica della zona che, nel 2020, è stata riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio Immateriale Culturale della Campania.
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